Infrarosso in falso colore
L’acquisizione digitale delle riprese permette di realizzare delle immagini infrarosse a falso colore tali da simulare quelle ottenute con la pellicola fotografica. Questo si ottiene con più acquisizioni della stessa immagine a diverse bande spettrali anteponendo, all’ottica di ripresa, i filtri passabanda per registrare le componenti nella porzione spettrale corrispondente al verde, al rosso e all’infrarosso. Le tre immagini così ottenute, vengono restituite nella classica terna R/G/B (red/green/blue rosso/verde/blu) sul monitor a colori ottenendo in tempo reale l’immagine infrarossa in falso colore. I filtri impiegati per l’acquisizione delle tre immagini sono della Kodak serie Wratten n° 25 per il rosso, n° 61 per il verde e il n° 87C per l’infrarosso; i filtri per la componente verde e rossa vanno usati insieme ad un filtro atermico per eliminare del tutto la componente IR da queste due riprese. Con questa tecnica di ripresa si può valutare altri tipi di restituzione dell’immagine in falso colore non vincolati esclusivamente a quello messo a punto con la pellicola fotografica.
La ricombinazione geometrica delle tre immagini sullo stesso piano richiede che queste siano dimensionalmente uguali (aventi, cioè, lo stesso ingrandimento) ma, la messa a fuoco dell’immagine IR usando obiettivi fotografici tradizionali (sia per macchina fotografica sia per telecamera) compensati esclusivamente per la regione spettrale del visibile, richiede un aggisutamento con conseguenti variazioni dell’ingrandimento. Per questo motivo esistono in commercio obiettivi corretti nell’intervallo 400-1000 nm (es.: Schneider Kreuznach) che consentono di ottenere immagini nel visibile e nell’IR perfettamente coincidenti.
L’importanza di questa tecnica di ripresa è data dal fatto che la risultante cromatica finale dell’immagine contiene le informazioni che provengono dalla regione infrarossa, prossima al rosso, non visibili a occhio nudo. Ne segue che stesure pittoriche, cromaticamente simili nel visibile, ma realizzate con pigmenti aventi diversa natura chimica, possono apparire nell’immagine a falsi colori ben differenziate se hanno un diverso comportamento spettrale nell’infrarosso. Un caso molto evidente è dato dal comportamento dell’azzurrite e del lapislazzuli. Entrambi i pigmenti hanno un colore blu dovuto all’assorbimento selettivo della componente verde e rossa della radiazione visibile. Al contrario nell’immagine ottenuta con questa tecnica presentano due colori nettamente diversi perché il lapislazzuli, al contrario dell’azzurrite, non assorbe la componente della radiazione dell’infrarosso cui è sensibile la pellicola; per questo motivo il falso colore con cui viene restituito il lapislazzuli ha una forte componente rossa, mentre l’azzurrite risulta di colore scuro. Nella realtà, però, non sempre esiste una corrispondenza biunivoca tra una sostanza o tra mescolanze (es.: pigmento) e falso colore associato. Infatti, molto spesso materiali diversi possono dare sfumature di falso colore simili tra loro, oppure, lo stesso composto, al variare di una serie di parametri al contorno (concentrazione, purezza, provenienza, ecc.), presenta tonalità di falso colore distanti tra loro. Ne segue che la tecnica in infrarosso falso colore non può essere considerata specifica per l’identificazione dei vari composti.